L’approccio Life-Span
Questo approccio sostiene che le modificazioni psicologiche caratterizzano tutto l’arco di vita, affermando una visione secondo cui lo sviluppo inteso come continuo ri-equilibrio tra nuove acquisizioni e la perdita di alcune abilità caratterizzi ogni fase della vita
Alla fine degli anni ’70, Schaie mise a punto un modello sulla base dei risultati del Seattle longitudinal study, molto interessante anche a livello applicativo, che prevede i seguenti stadi:
- Lo stadio dell’acquisizione (Acquisitive Stage), periodo in cui il bambino deve apprendere tutte le abilità che gli saranno poi necessarie nelle situazioni concrete della vita;
- Lo stadio del conseguimento (Achieving Stage), che caratterizza il giovane uscito dall’infanzia che deve attuare soluzioni di reali problemi esistenziali, dopo aver acquisito specifiche conoscenze e maturato particolari competenze per realizzare il proprio ruolo sociale.
- Lo stadio della responsabilizzazione (Responsible Stage), durante il quale l’adulto mette in atto la soluzione di problemi suoi e di altre persone, sviluppando una particolare forma di intelligenza sociale (cristallizzata, secondo Cattell);
- Lo stadio direttivo (Executive Stage), integrazione delle capacità acquisite in precedenza a un livello più elevato.
- Lo stadio della reintegrazione (Reintegrative Stage) caratteristico della vecchiaia, nel corso del quale diminuiscono la complessità e la flessibilità cognitiva, soprattutto per la mancanza d’uso, perché l’anziano non ne ha più bisogno una volta uscito dall’attività lavorativa. Aumenta però la capacità di adattamento ai cambiamenti biologici.
Baltes, a tale proposito, individua attraverso studi empirici due qualità che caratterizzano la terza età rispetto all’età adulta ossia l’expertise professionale: il cumulo di esperienze Saggezza: l’incremento dell’intelligenza esperienziale o pragmatica che può compensare la perdita dell’intelligenza fluida o cognitiva (software vs. hardware); egli fa riferimento ai Berlin Aging Study (1999) studi che pongono la saggezza intesa come ricchezza delle esperienze vissute al centro dell’invecchiamento positivo.
Welford (1958) ipotizzò che il declino mnestico manifestato dagli anziani dipendesse dalla mancanza di esercizio, al disuso delle funzioni mnestiche vista la tendenza al ritiro sociale, post interruzione del lavoro, oltre che per un aspecie di tendenza a proteggersi.
Gli anziani e le emozioni: il paradosso dell’invecchiamento
EMOZIONI: giocano un ruolo importante nella vita quotidiana di un anziano. L’elaborazione degli aspetti emotivi rimane efficiente con l’aumentare dell’età o può addirittura migliorare-> PARADOSSO DELL’INVECCHIAMENTO
Dallo studio e dall’esperienza clinica sugli anziani hanno rilevato varie tendenze costanti riguardanti l’approccio degli anziani alla emotività.
È stato rilevato, ad esempio, che all’aumentare dell’età le emozioni diventano sempre più complesse a causa di un maggior numero di rielaborazioni cognitive che legano le diverse emozioni tra loro e che gli anziani diventano più bravi nella regolazione sociale delle proprie emozioni rispetto ai giovani
Appare evidente, inoltre, come negli anziani aumenti ciò che gli esperti chiamano la selettività emotiva: prevede una selettività nelle scelte e nelle relazioni sociali all’aumentare dell’età, al fine di ottenere la soddisfazione emotiva. La spiegazione risiederebbe nel fatto che avendo una percezione limitata del tempo futuro, gli anziani trarrebbero maggior beneficio nella soddisfazione emotiva nel presente e quindi nel mantenimento di relazioni sociali stabili. Quando, invece, il tempo viene percepito come illimitato, gli individui sono proiettati verso il futuro e prevalgono obiettivi conoscitivi
La percezione temporale e l’emotività
La percezione temporale influenza la qualità degli stati emotivi nell’invecchiamento: cercando e creando delle reti sociali piccole e sicure, gli stati emotivi vengono allontanati e quelli positivi ottimizzati
Una ulteriore modalità utilizzata dagli anziani per regolare i loro stati emotivi è la tendenza a fare previsioni ottimistiche rispetto alle prese di decisione.
Lo stesso effetto positività si ripete nella memoria emotiva: tendenza a ricordare gli eventi positivi al fine di preservare uno stato di benessere.
Anche le neuroscienze confermano: attraverso tecniche di neuroimaging si evidenzia come negli anziani le regioni associate a processi emotivi siano tendenzialmente ben preservate negli anziani.
Articoli collegati
Psicologia dell’età evolutA
“L’anziano è in bilico tra Una condizione di persona ancora piena ed...
Prepariamoci all’invecchiamento
“L’invecchiamento è un fenomeno complesso che non può essere affidato alla sola...