Teorie integrate sulle emozioni
L’EMOZIONE è una reazione affettiva intensa con insorgenza acuta e di breve durata determinata da uno stimolo interno o esterno. La sua comparsa provoca un cambiamento a livello somatico, vegetativo e psichico (Frijda, 1986).
Questa è una famosa definizione, per quanto apparentemente asettica, di cosa siano queste famose emozioni.
Qui ci occuperemo di comprendere l’orientamento integrato e interdisciplinare che stanno prendendo gli studi su questo argomento: un tempo materia esclusiva di filosofi e psicoanalisti l’ambito emotivo arriva ad essere indagato e sviscerato da neuroscienziati, medici, e da psicologi di ogni orientamento (cognitivisti, comportamentisti, psicodinamici).
Tra le teorie più rappresentative degli studi sul costrutto delle emozioni scegliamo di approfondire la Teoria del Marcatore Somatico di A. Damasio (1995) e la Teoria dei due fattori di Schatcher e Singer ( 1962)
La Teoria del marcatore somatico
La teoria del marcatore somatico si basa sull’associazione fra certe situazioni complesse e le risposte somatiche viscero-emozionali associate a quelle situazioni rilevate dal cervello limbico e trasmesse alla corteccia somatosensoriale e insulare dove si formerebbe una rappresentazione della modificazione dello schema corporeo legata alla reazione emotiva.
Il marcatore somatico permetterebbe di correlare gli esiti di un’azione con la risposta emozionale primaria e di anticipare questa risposta in altre situazioni simili trasformandole in emozione secondaria. Il sistema di marcatura somatica è localizzato nelle aree prefrontali ventromediali per cui una lesione in queste regioni conduce a disfunzionalità comportamentali.
Damasio parla di sociopatia acquisita descritta nel caso di Elliot. A causa dell’asportazione di un meningioma, Elliot aveva riportato lesioni gravi ai lobi prefrontali. Aveva perduto del tutto la capacità di provare semplici emozioni connesse al vivere quotidiano e alle interazioni sociali. Le facoltà cognitive superiori erano rimaste intatte (attenzione, memoria, intelligenza) ma l’assenza di emozioni aveva palesemente compromesso e in modo grave i suoi processi decisionali.
Cos’è il marcatore somatico
Damasio definisce marcatore somatico quella sensazione piacevole o spiacevole avvertita dall’individuo nel momento in cui viene alla mente l’esito (positivo o negativo) connesso a una determinata opzione di risposta. La riattivazione somatosensoriale indurrebbe una sensazione fisica (marcatore somatico come sintomo) capace di fornire un’informazione probabilistica sulla natura favorevole o sfavorevole dello stimolo emotivo attuale e quindi in grado di aiutare a prendere una decisione al riguardo. Il marcatore somatico costituirebbe il correlato neurofisiologico delle emozioni secondarie che Damasio chiama sentimenti, intesi come processi affettivi (affects). Questi utilizzano le emozioni primarie associate all’esperienza passata nell’agire però nel presente, le correlano agli esiti di un’azione e fungono da fattori cognitivi nella scelta delle proprie strategie.
La teoria cognitivo-attivazionale per interpretare le emozioni
Schachter & Singer (1962) hanno formulato una teoria ( cognitivo-attivazionale) che per più di due decenni è rimasta il modello interpretativo dominante dell’emozione. Il modello viene definito “teoria dei due fattori”, poiché individua due componenti necessarie e sufficienti a originare un’emozione: l’attivazione fisiologica e l’interpretazione cognitiva.
L’attivazione fisiologica consiste in uno stato di eccitazione dell’organismo che normalmente si instaura quando l’individuo avverte che la situazione richiede un’azione diretta. Si tratta quindi di un riflesso molto primitivo. Una volta che l’organismo è entrato nello stato di attivazione, il sistema cognitivo fornisce un’interpretazione di questa eccitazione alla luce delle caratteristiche della situazione, e produce l’esperienza emotiva soggettiva. In questo senso, l’emozione sarebbe il risultato di un processo fisiologico e di due distinti processi cognitivi.
L’esperimento di Schachter
Secondo Schachter l’esperienza emozionale si verifica quando una persona è in uno stato di alto arousal e attribuisce tale condizione a un evento emozionale. A sostegno della teoria, un esperimento famoso è stato condotto dagli studiosi (1962).
Esemplificando: lo sperimentatore ha somministrato ai soggetti epinefrina per 20 minuti, una sostanza che stimola reazioni autonome simpatico-mimetiche come l’aumento della pressione arteriosa, del battito cardiaco e della frequenza respiratoria. I soggetti sono stati divisi in tre gruppi:
- ad un gruppo sono state date spiegazioni corrette, dicendo che quello stato eccitatorio era dovuto all’epinefrina;
- ad un altro gruppo fu data una spiegazione erronea
- ad un altro gruppo non venne data alcuna spiegazione.
Successivamente, i soggetti sono stati portati in diversi ambienti per compilare un questionario di autovalutazione. In un ambiente era presente un complice dello sperimentatore, che mostrava un atteggiamento molto euforico; in un altro il complice mostrava un atteggiamento autoritario, aggressivo e frustrante. I soggetti del gruppo che non avevano ricevuto spiegazioni, si fecero influenzare dal contesto per valutare la loro attivazione fisiologica: quelli a fianco dello sperimentatore euforico, riferirono contentezza; quelli a fianco dello sperimentatore frustrante, mostrarono collera. Non è sufficiente, dunque, l’attivazione fisiologica per provocare un’emozione: interviene anche la cognizione, che raccoglie indizi dal contesto per categorizzare e spiegare l’esperienza fisiologica.
I risultati dello studio mostrano, infatti, che l’adrenalina di per sé non è in grado di produrre emozioni, ma quando è associata a condizioni che evocano reazioni emotive (un complice che manifesta comportamenti di gioia o di rabbia) rendeva più intensa l’emozione del soggetto. In accordo con le previsioni di questa teoria, il tipo di emozione che i soggetti esperivano dipendeva dalla situazione ambientale mentre l’intensità era accresciuta dall’adrenalina (i soggetti a cui era stato somministrato un placebo mostravano un’emozione di paura meno intensa in condizioni che la favorivano). Tale intensificazione emotiva veniva osservata nei gruppi di soggetti che non erano stati informati all’inizio dell’esperimento degli effetti fisiologici della sostanza somministratagli, e ciò dimostra come quando non si hanno elementi per interpretare il proprio stato di attivazione essi vengono ricercati nell’ambiente.
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